Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/418

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villare, tutto il suo volto animarsi mentre ascoltava le mie parole; pareva che mi dovesse rispondere con entusiasmo, invece dopo un momento si accasciò e mi rispose con la solita tristezza che lei era finita e non poteva far nulla. La fissazione l’aveva ripresa. Ma noi dobbiamo insistere e aiutarla a combattere contro se stessa. Il nostro entusiasmo per l’opera incominciata deve essere tanto grande da trasfondersi in lei naturalmente. Io ho fede in questa suggestione.

Maria gli strinse la mano commossa e si separarono.

Nelle vaste possessioni di Paolo Venturi, come nel piccolo fondo dei Valmeroni, la nuova opera progrediva alacremente. Si fabbricavano le nuove abitazioni dei contadini, comode, pulite, ariose. E i contadini guardavano con meraviglia e simpatia l’inatteso cambiamento. Non provavano — contrariamente al costume della gente di campagna — alcuna diffidenza di fronte a quelle novità, perchè da lunghi anni conoscevano i loro padroni e li amavano per una infinita serie di benefizi. E sapevano che entrando in quelle case tutto il loro stato doveva mutare: non più servi, bensì cooperatori.

La domenica, Riccardo andava fuori, a volte solo, a volte con Paolo e s’intrattenevano con i capi delle famiglie, con le donne, coi giovani, su i miglioramenti d’ogni genere, su i concimi chimici — già tanto avversati — su le diverse