Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/55

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ombre malinconiche. No, ella non credeva neppure in sogno ad un eventuale amore di Faustino Belli per lei. Sapeva di piacergli, perchè egli non mancava mai di guardarla e di dimostrarle la sua simpatia quando s’incontravano.

Ma sapeva pure, per esperienza propria, quanto ci corra dalla simpatia all’amore. Amata da Faustino Belli? Amata davvero? Chiesta in moglie?... No, Maria Clementi era una ragazza seria, positiva, non ella poteva essere lo zimbello delle proprie fantasie. Pensava forse di diventare milionaria? Ebbene, era la stessa cosa, e per la stessa ragione neppure lei amava Faustino. Ma la saggezza non c’impedisce di pensare che i milioni sono una bella cosa; e non ha la forza di strapparci dall’anima una cara immagine.

Nell’atmosfera tepida, nella luce rosea che il paralume di carta velina diffondeva nella sala, in quell’ora serale, sentendo fremere intorno a sè l’ebbrezza delle feste che ella ignorava, Maria Clementi provava un’ineffabile dolcezza nel seguire i fantasmi della sua immaginazione, i sogni dei suoi vent’anni. L’arrivo di Riccardo la fece sussultare.

— Sei sola? — esclamò egli, stupito.

— Come vedi. Invece di utilizzare il mio tempo sono stata qui a sonnecchiare. Ho tanti compiti da rivedere.

Si alzò, andò nella sua camera e ritornò con un fascio di carte.