Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/78

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Maria aveva raccontato alla signora Ersilia l’affare del veglione. La signora Valmeroni l’aveva autorizzata a farlo, dicendole: „Racconta tutto all’Ersilia; si divertirà.“ E in realtà la Pagliardi se la godeva un mondo.

— Che birichina quella Lisetta! — esclamava con un sorriso d’indulgenza, quasi di ammirazione. — Io non sarei mai stata buona di fare una scappata simile. E’ vero che quello lì m’accopperebbe. Bisogna avere un marito come Leonardo.

— Povero zio Leonardo, è tanto buono!

— Troppo. Se mia sorella avesse un marito più severo, sarebbe stato meglio per tutti.... Dico un po’ più severo, bada, non già sarcastico e feroce come il mio.

Dicendo queste parole, il bel volto della signora Ersilia si era offuscato. Aveva gli occhi umidi e delle lagrime nella voce.

Maria pensò che doveva soffrir molto e si sentì stringere il cuore.

Dopo un momento, forse pentita o spaventata di quello che aveva detto, l’Ersilia si ripigliò:

— ... E non è cattivo, sai. No. Non odia la gente come pare a sentirlo. Anzi è capace d’affetto, di pietà... capace di sacrificarsi... se occorre... per il bene di chi ama... Ma che serve?... Il suo temperamento rovina tutto... Guarda. Ama Antonietta come una figlia... e l’ha perseguitata