Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/98

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e soffi d’aria calda passavano sulla barca che stentava a vincere la corrente. Maria si sentiva oppressa e il lento avanzare della barca e il rumore cadenzato dei remi accrescevano il suo languore.

„Come la guarda, come l’ama!“ le suggeriva l’anima commossa. E i suoi occhi presto sazi della contemplazione del cielo, della terra e dell’acqua tornavano avidi alla contemplazione dell’amore.

La barca si avvicinava al ponte della ferrovia, allorchè il rumore di un treno rimbombò sulle loro teste. I rematori si arrestarono e il gran serpente, scintillante nel sole, passò come una meteora. Maria accompagnò con un sospiro quel fantasma gigantesco che si perdeva nello spazio seco portando per valli e colline, sui ponti aerei, e fin nelle viscere della terra, tante creature a diversi destini.

Fuggire, fuggire! Fuggire?.... Perchè? e dove? Fuggire la vita monotona, uggiosa.... Fuggire se stessa piuttosto. Andare incontro all’ignoto: cercare la felicità... l’amore... Non vi è un angolo felice nel mondo, una plaga benedetta?....

Ella tornò a guardare il capitano. Approfittando di una distrazione del timoniere che si voltava indietro a guardare uno stormo di uccelli, il giovane si era avvicinato all’Antonietta, mormorando parole dolci e misteriose.