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la dama della regina 107

uomo senza educazione, diventato ufficiale per la sua ferocia nel perseguitare gli aristocratici, andò sulle furie. Gli altri ufficiali con Apolonio e con Almerighi cercarono di calmarlo e per il momento vi riuscirono. Più tardi, durante un intervallo, mentre Aurelio, stanco di stare al cembalo, riposava un momento, il violento e fanatico terrorista gli si avvicinò e gli chiese poco garbatamente se quella tal signora non sarebbe intervenuta neppure al cotillon.

Aurelio si strinse nelle spalle.

— Io non so — rispose egli ad arte. — Se si sentirà meglio, è probabile che si faccia vedere prima che finisca il ballo. Anzi me l’aveva promesso. Ma se non si sente bene, come deve fare? Non è colpa sua, credete. La signora avrebbe tutta la buona voglia di divertirsi. È stata una cattiva combinazione che appunto oggi noi abbiamo fatta una gita un po’ lunga e faticosa.

Queste parole del conte Castellani uscivano così franche e spontanee dalle sue labbra e l’accento ne era così fine, l’intonazione così ferma e cortese insieme, che Rignol non si sentì capace di replicare come avrebbe voluto. Capiva d’altronde che tutti gli avrebbero dato torto se avveniva uno scandalo per colpa sua. Ma gli pesava di cedere: si sarebbe fatto accoppare piuttosto che passare per timido.