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108 | la dama della regina |
Elena Alvisi che li osservava in distanza, allarmata per Aurelio, intuì il pericolo e seppe sventarlo.
— Musica! — gridavano intanto le altre giovani per interrompere quel temuto colloquio.
— Musica! — gridò Almerighi battendo un piccolo colpo sulla spalla del dottor Apolonio. — Le ore passano inutilmente.
Elena si alzò e andò risoluta al tenente Rignol fermandosi davanti a lui. Ella era molto bella quella sera. Le guance arrossate dal ballo davano uno splendore straordinario ai suoi magnifici occhi neri e profondi; il volto, meno le guancie, aveva un candore abbagliante come il collo, le spalle e le braccia. Senza guardare Aurelio che la osservava attentamente, ella si fermò, dunque, davanti all’accigliato repubblicano e con un gesto fine e un sorriso maliziosetto, gli disse in buon francese:
— Signore, cosa pensate? Per chi ci prendete? Vi pare che noi giovani possiamo sopportare di essere così trascurate da un brillante ufficiale quale voi siete?
Preso così all’impensata, l’orco si scosse: guardò la bella assalitrice, colpito e nel medesimo tempo accarezzato dalle sue parole. Balbettò:
— Perdonate signorina... scusate... ero distratto... non vi avevo osservata...