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122 | la dama della regina |
in pericolo di morte. Questa volta la minaccia non veniva dalla perfidia degli uomini: non era la caccia dell’uomo all’uomo, bensì la formidabile potenza della natura, la forza cieca e indomabile degli elementi sempre pronti ad uccidere i miseri esseri a cui diedero vita — chissà — forse scossi e tormentati a lor volta da altre forze più possenti ancora o da una fatale necessità di lotta.
Il cielo si oscurava sempre più: il mare era tutto di un colore, cupo, fremente. Per fortuna il vento si manteneva ancora alto, come aveva detto il provetto marinaro. A poca distanza dalla spiaggia, il mare perdeva gran parte di quella virulenza a cui la terra lo spinge opponendogli un limite: le onde divenivano larghe e basse con poca cresta; più che onde erano sollevamenti e abbassamenti ritmici, come d’un immenso cuore, il cuore dell’universo, nel presentimento di un cataclisma.
La scialuppa saliva e scendeva: ora sembrava che la prua sprofondasse mentre la poppa si ergeva quasi tutta fuori dell’acqua; poco dopo la prua risaliva trionfante e la poppa s’immergeva quasi fino all’orlo. I rematori impassibili non alteravano i loro movimenti rapidi e misurati.
Sulla terrazza si tremava di angoscia e di freddo. Le signore si ritirarono con don Ludo-