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la dama della regina 121

— Senza dubbio, capitano.

— E non avete bevuto troppo, spero? — domandò egli ancora osservandoli.

Risero quei giovani; e uno de’ più anziani assicurò il capitano che non avevano esorbitato, sebbene il vino fosse tanto buono. E su questo mandando un urrah! di saluto entusiastico ai generosi ospiti, percossero l’onde con i lunghi remi perfettamente all’unisono. Il capitano si mise al timone, rimanendo ancora un momento in piedi.

— Addio, signori e signore! Addio, Aurelio non inquietarti per me. A rivederci!

— A rivederci! — rispondevano i rimasti. — A rivederci! — Il fervido augurio aveva l’intendimento e l’ardore di uno scongiuro.

Ma il vento spezzava le voci: sperdeva le fatidiche parole.

La barca si allontanava: il capitano mandava l’ultimo saluto, il saluto di rito, col fazzoletto bianco. Quelli dalla spiaggia rispondevano allo stesso modo.

La scialuppa volava. Sotto l’impulso possente e misurato delle forti braccia, i remi sembravano due grandi ali aperte, distese sull’acqua.

Ancora una volta, come accade tanto spesso a chi vive in riva al mare, i Castellani e i loro amici e parenti si trovavano riuniti sulla terrazza, ansiosi e palpitanti per una vita umana