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la dama della regina 131

per quanto nobile e generoso, non sia un uomo. In quel momento, la parte più nobile e generosa del cuore di Aurelio Castellani si rivolgeva all’amico assente, al suo fortunato o sventurato rivale. «Che sarà di lui?» si chiedeva egli.

L’annunziato ritorno di Ettore lo impensieriva, perchè Aurelio amava quel suo amico dall’anima fervida e dalla mente un po’ esaltata e gli doleva di vederlo straziato da una passione senza speranza. «Sì, senza speranza» — pensava Aurelio. «La ex dama di Maria Antonietta non sposerà mai uno di noi gentiluomini di provincia, per di più veneti: cittadini di quella Repubblica che essa odia. Giuocherà con Ettore, come avrebbe giocato con me, perchè si annoia e ha bisogno di occupar la mente e il cuore, non troppo, solo tanto che basti a distrarla, a sgelare la noia; poi se ne andrà. Del resto... chissà! — concludeva egli con un sorriso ironico: «Forse io faccio il profeta a vanvera.»

L’immagine di Elena si affacciava improvvisamente al suo spirito, come una visione.

«Questa povera bimba ti ama e soffre per te» gli diceva la voce interna.

Da una parte, pensando che egli aveva sedici anni più di lei gli veniva da ridere, tanto quell’amore gli sembrava assurdo. Eppure, essa lo amava davvero: non poteva dubitarne; non si