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la dama della regina 169

lontano i suoi più dolci sorrisi; gli parlava con un tono di voce speciale che era tutta una carezza; portava quasi sempre alla cintura alcuni fiori scelti tra quelli che egli le inviava; e se ne adornava i capelli quando andava alle teste da ballo. Egli le scriveva spesso, ed ella gli rispondeva di tratto in tratto. Ardenti e appassionate le lettere del giovine, piene di malinconia e di lagrime rattenute quelle della dama. Ella gli ripeteva sempre che quell’amore era impossibile che non doveva mai nascere nei loro cuori: se era nato dovevano soffocarlo; perchè ella non poteva più ricominciare la vita: e poi, egli sapeva bene, una barriera infrangibile, per quanto immaginaria, li separava: barriera d’idee: barriera inespugnabile. Perciò lo pregava caldamente, non le parlasse mai più d’amore, neppure in iscritto; meglio che non le scrivesse affatto; era troppo grande il dolore che le cagionava.

E il giorno appresso, egli la trovava così pallida, così abbattuta, che non poteva resistere allo struggimento della pietà: e tornava a scriverle per rassicurarla che non le scriverebbe più lettere appassionate. Ma dopo una settimana ricominciava. Oh! gli lasciasse almeno il conforto di espandersi con lei per iscritto: non gli togliesse tutto, non volesse ridurlo alla disperazione.

Un martirio, un dolce martirio, nel quale Ettore Almerighi, il fiero, il risoluto, il beniamino delle