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184 la dama della regina

Bianca rispose immediatamente alla lettera paterna. Non aveva la più piccola inclinazione per Saint-Morlain: e pregava il padre a non darsi nessun pensiero per trovarle un partito: non voleva rimaritarsi. «Chiamami a te: io voglio condividere il tuo esilio: desidero vivere al tuo fianco, in qualunque luogo. Appena mi chiamerai, verrò...».

Tale fu la sua risposta; ma non ne parlò con alcuno: non ne fece cenno neppure ad Elena.

Marco Apolonio, scriveva intanto ad Almerighi con parole enfatiche: «Gli avvenimenti maturano: Venezia s’avvicina alla liberazione: la Repubblica democratica non è più un sogno».

E Giovanni Resta scriveva al cugino Aurelio Castellani: «Tutto va per la china del precipizio: i traditori e i vigliacchi menano Venezia alla rovina, alla morte».

Nella solita sala di ricevimento, dal mobilio solenne e grave, gli amici di casa Castellani, uniti intorno al classico camino, si riscaldavano le membra intirizzite, senza che la bella fiamma di rovere riescisse a rallegrare i loro spiriti oppressi. Non dispute si udivano, non voci squillanti, bensì lamenti, sospiri e parole mormorate sottovoce.

Ettore Almerighi non prendeva parte a quelle languide conversazioni. Seduto da un canto, perchè la vicinanza del fuoco lo infastidiva, scor-