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la dama della regina 193

In mezzo all’abbattimento, allo smarrimento generale, Aurelio parlò con saggezza:

— È inutile pensare al modo come questa cosa è avvenuta, bisogna piuttosto vedere se può essere utile alla patria. Ora che è avvenuta noi dobbiamo accettare questa nuova forma della nostra Repubblica; l’importante per un vero patriotta non è il trionfo delle proprie idee, bensì il bene della patria. Se gli uomini che andranno alla testa dello Stato sono onesti e intelligenti, se faranno il bene dei più, noi dovremo aiutarli. Il punto nero per me è Buonaparte. Cosa farà egli adesso?

— Farà la pace subito: anzi è già dichiarata la pace — disse il podestà.

— E poi? — domandò malinconicamente Ettore Almerighi.

— Tradirà la Repubblica democratica come l’altra — sentenziò amaramente l’arciprete.

A questo punto la figliola del marchese di Verdier commise l’imprudenza di pronunciare ad alta voce le parole che le venivano spontaneamente sul labbro.

— Vi ha già traditi tutti — disse.

— Come? Cosa intendete?..

— Chi ve l’ha detto?

— Spiegatevi!

Tutti le furono intorno, ansiosi, frementi. Ettore, muto, pallido, interrogava con gli occhi.