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loro meglio: e strillando tutti in una volta, non s’intendevano affatto.

Donna Anna Maria piangeva: alzava le mani congiunte in alto di suprema preghiera: poi le lasciava ricadere, scorata, in grembo. Implorava il figlio: l’unico diletto figlio. Dov’era egli? Quali pericoli lo minacciavano? Perchè non giungeva ancora?

Don Ludovico cercava di confortarla, esortandola a confidare in Dio, nella provvidenza. Anche il farmacista e le due signore Alvisi, madre e figlia, le stavano appresso con dolci parole di speranza.

Mena veramente, la giovinetta figlia dell’Alvisi, nipote della contessa, di parole ne diceva poche; durava molta fatica a celare una parte almeno della sua commozione: Elena amava Aurelio di un amore incomprensibile, avendolo veduto così di rado: lo amava fin dall’infanzia.

Entrò improvvisamente quasi fuori di sè la nipote del podestà, nobile Alessandri, gridando che arrivavano i corsari, che le guardie del porto avevano riconosciuto la nave sospetta. La nipote del podestà era una ragazzina di quattordici anni, di poca salute, nervosa, eccitabilissima. Le sue strida empirono la sala. Nessuno poteva calmarla, ma pochi le credevano. Un domestico si presentò sulla soglia gridando alla sua volta: