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44 la dama della regina

una sporgenza alta, sopra una piccola insenatura. Siamo riesciti a metterci là a riparo dall’acqua. Vi siamo rimasti fino a mezzanotte; la signora sotto al boccaporto, noi, sotto ai nostri cappotti. Una caligine densa copriva il cielo e il mare: la «Lanterna» si rispecchiava nelle acque nere, debolmente, come un lumino. Il buon marinaro cantò romanze e canzoni e l’immancabile «Erminia» del Tasso; ma bene, con una bella voce, quasi commovente in quell’ora. A mezzanotte apparve la luna, ritornò il sereno. Mi congedai dal marinaro. Mi arrampicai con la signora su per la costa, mentre la barchetta ripigliava il suo viaggio per tornare a Grado. La signora, da vera brettone, camminava su per le roccie più presto di me; fermandosi solo di tratto in tratto per contemplare il paesaggio, illuminato dalla luna, e dalla «Lanterna». Povero piccolo faro, l’ho riveduto con una certa commozione dopo tanti anni!...

«Batteva un’ora, non so a quale chiesa lontana, quando bussai alla porta di Anselmo Crosich che s’è fabbricato una casetta tra gli sterpi, assai più bella dell’antica. Egli m’accolse a braccia aperte. La signora ebbe una camera per cambiarsi d’abiti e riposare: io avevo portato sempre la sua valigia. Ma non si coricò. Appena cambiata si mise alla finestra a guardare il mare che non