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corpo. Quelli invece che conoscono l’uso del denaro e sanno regolare la ricchezza al bisogno, vivono contenti di poco.

Così il saggio, pur evitandoci falsi piaceri, non rinnegherà perciò come una stolta superstizione vuole, le gioie della vita: anzi progredirà per mezzo della gioia, verso la perfezione. E se anche questo non basta a far scomparire il male, egli cercherà di vincerlo con l’elevarsi verso la visione delle cose nella loro necessità e nella loro profonda razionalità.

30) Poichè buone sono le cose che favoriscono le parti del corpo nel loro funzionamento e la gioia consiste in ciò che la potenza dell’uomo, sia spirituale sia corporea, è favorita ed accresciuta, tutte le cose che danno gioia sono buone. In quanto tuttavia le cose non agiscono per il fine della gioia nostra, nè la loro potenza di agire si regola sul nostro utile e ancora in quanto per lo più la gioia si riferisce di preferenza ad una parte sola del corpo, perciò la maggior parte delle passioni della gioia (se non intervenga la vigilanza della ragione) e di conseguenza anche i desideri che ne derivano, hanno carattere di eccesso: al che bisogna aggiungere che nelle passioni mettiamo in prima linea ciò che ci allieta il presente, nè sappiamo estimare con sentimento equo le cose future.

31) La superstizione invece sembra affermare che sia bene ciò che dà tristezza e male ciò che dà gioia. Ma nessuno, se non per invidia, può godere della mia debolezza e del mio soffrire. Perchè quanto maggiore è la nostra gioia, tanto maggiore è la perfezione a cui ci eleviamo e quindi tanto più partecipiamo della natura divina: nè può mai essere cattiva la gioia che è regolata da un vero concetto del nostro utile. Invece chi è mosso dalla paura e fa il bene per fuggire il male, non è diretto dalla ragione.

32) Ma la potenza umana è estremamente limitata ed è superata infinitamente dalla potenza delle cause esterne: e perciò non abbiamo il potere assoluto di adattare le cose esterne al nostro bisogno. Ma noi sopporteremo con animo eguale tutto ciò che ci avviene contro le esigenze dell’utile nostro, se avremo coscienza di aver fatto il nostro dovere e riconosceremo che la