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degli uomini e come e in che modo possiamo opporre ad esse la miglior difesa con la generosità: così uniremo la rappresentazione dell’offesa a quella di questo principio, il quale in questo modo ci sarà sempre presente tutte le volte che riceveremo un’offesa. Che se terremo anche pronto il criterio del nostro vero utile e del bene che nasce dalla mutua amicizia e società e rifletteremo ancora che dalla retta condotta deriva la più alta serenità e che gli uomini, come tutte le cose, agiscono per necessità: allora l’offesa e l’odio che ne suole derivare occuperanno la minima parte dell’immaginazione e saranno facilmente vinti: e se anche l’ira che nasce dalle più grandi offese non è così facile a dominarsi, sarà dominata tuttavia, sebbene non senza una certa oscillazione, in un tempo di gran lunga minore che se non avessimo premeditato tutte queste cose. (Et., V, 10, scol.).


3) Nelle proposizioni 11-16 Spinoza ci addita il mezzo supremo della perfezione, che è la contemplazione e l’amore di Dio. L’idea di Dio è implicata in tutte le cose: quando la mente conosce adequatamente le cose, le conosce in Dio. Perciò nella contemplazione filosofica tutto tende a risvegliare e rendere efficace in noi l’idea di Dio: le altre idee si associano più facilmente con essa, perchè è sempre presente in noi: e queste alla sua volta contribuiscono a rendere più viva ed attiva l’idea di Dio (prop. 11-14).

Prop. 14. La mente può far sì che tutte le affezioni del corpo ossia le immagini delle cose vengano riferite all’idea di Dio.

Siccome in essa, in quanto è il principio della comprensione adequata delle cose, l’anima è attiva, così in essa si allieta: perciò l’idea di Dio porta all’amore di Dio: che è l’affetto più efficace di tutti.

Prop. 15. Chi intende chiaramente e distintamente sè e le sue passioni, ama Dio; e tanto più lo ama quanto più intende chiaramente sè e le sue passioni.