Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/112

Da Wikisource.
106 gaspara stampa


CXCV

«Voi vi partite...».

     Voi vi partite, conte, ed io, qual soglio,
mi rimango di duol preda e di morte,
e questa o quello ingiurioso e forte
userá contra me l’usato orgoglio.
     Né potrò farmi a’ colpi loro scoglio,
non avendo con me chi mi conforte,
il vostro viso e le due fide scorte,
che ne’ perigli per iscudo toglio.
     Deh, foss’io certa almen che di due cose
seguisse l’una: o voi tornaste presto,
o fossero anche in voi fiamme amorose!
     Ché mi sarebbe schermo e quello e questo
in far meno l’assenzie mie penose,
e ’l vostro dipartir meno molesto.


CXCVI

Ella morrá: cosí finirá la lunga storia de’ suoi dolori.

     Ecco, Amor, io morrò, perché la vita
si partirá da me, e senza lei
tu sei certo ch’io viver non potrei,
ché saria cosa nova ed inaudita.
     Quanto a me, ne sarò poco pentita,
perché la lunga istoria degli omei,
de’ sospir, de’ martír, de’ dolor miei
sará per questo mezzo almen finita:
     mi dorrá sol per conto tuo, che poi
non avrai cor sí saldo e sí costante,
dove possi aventar gli strali tuoi;
     e le vittorie tue, le tante e tante
tue glorie perderanno i pregi suoi,
al cader di sí fida e salda amante.