Vai al contenuto

Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/223

Da Wikisource.

iii - rime di collaltino di collalto 217


IV

Amerá sempre lei sola.

     Candide rose e leggiadretti fiori,
che fate nel bel sen dolce soggiorno,
quando sará per me quel chiaro giorno,
che l’alma m’esca del suo bando fuori?
     Altèri, vaghi e pargoletti Amori
ch’a lei scherzando gite d’ogn’intorno,
volto, che d’onestá sei cosí adorno,
quando fian spenti mai cotanti ardori?
     Le stelle in cielo non staran piú allora,
né le selve averan arbori o fronde,
né pesce alcun asconderan piú l'acque.
     Allor fia il dí che di legami fuora
uscirá il cuor. O fortunate l'onde,
in cui sí bella donna al mondo nacque!


V

Nessuna fiera è piú crudele della sua donna.

     Dal lido occidentale a l’onde ircane,
e dal Nilo onde il Reno in mar ha foce,
che questo agghiaccia, e quel accende e cuoce
genti crude, selvagge, orride e strane;
     né dal gran fiume a l’isole lontane
si trovò fiera al mal mai piú veloce
di questa, che con gli occhi e con la voce
nodrisce di pietá speranze vane.
     Altre son che col canto e con gli artigli,
altre col lume fan di vita uscire
gli uomini, che non senton tanta pena.
     Non si trova splendor che s’assimigli,
né voce o membra di maggior martíre,
come son queste, dove Amor mi mena.