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iii - rime di collaltino di collalto 219


VIII

Il pianto della sua donna.

     L’umor, che da’ begli occhi si discende,
cadendo bagna i piú leggiadri fiori,
e ’l bel viso seren vie piú s’accende
di vari, vaghi e dolorosi ardori,
     quando il giusto dolor, che ’l cor offende
tai segni spinse a l’apparir di fuori,
sí ch’umile e piatosa a voi vi rende,
ch’a me teneste in dubbio i vostri amori.
     Chi vide mai o nell’aprile o il maggio
pioggia venir col sol lucido e chiaro,
che intenerisce i fior, fa fresche l’erbe?
     Renderia molle ogni animo selvaggio
l’alta cagion di tante pene acerbe;
tal fu di que’ begli occhi il pianto amaro.


IX

Ella è miracolo di natura.

     Quel lume, da cui il ciel toglie il sereno,
nasce, donna, dal vostro altero viso,
che forma in terra un novo paradiso
di gioia, di beltà, di grazia pieno.
     Lo splendor, onde il sol riluce appieno,
dagli occhi vien, che m’hanno il cor diviso;
l’erranti stelle ed ogni segno fiso
toglie il piú bel dal vostro casto seno.
     Quante eccellenze de le cose belle
si videro giamai, da voi natura
tolse per adunarle tutte insieme.
     Maraviglia non è dunque, se quelle
rendeno chiara ogn’altra cosa oscura;
ché ’l lume vostro ogn’altro vince e preme.