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274 veronica franco

XIII

Della signora Veronica Franca

La donna disfida a morte l’amante, che è con lei corrucciato; tuttavia, s’egli cercherá pace, s’azzufferá si con lui, ma nelle voluttuose risse d’amore.

     Non piú parole: ai fatti, in campo, a Tarmi,
ch’io voglio, risoluta di morire,
da si grave molestia liberarmi.
     4Non so se ’l mio «cartel» si debba dire,
in quanto do risposta provocata:
ma perché in rissa de’ nomi venire?
     7Se vuoi, da te mi chiamo disfidata;
e, se non, ti disfido; o in ogni via
la prendo, ed ogni occasion m’è grata.
     10II campo o Tarmi elegger a te stia,
ch’io prenderò quel, che tu lascerai;
anzi pur ambo nel tuo arbitrio sia.
     13Tosto son certa che t’accorgerai
quanto ingrato e di fede mancatore
fosti e quanto tradito a torto m’hai.
     16E, se non cede Tira al troppo amore,
con queste proprie mani, arditamente
ti trarrò fuor del petto il vivo core.
     19La falsa lingua, ch’in mio danno mente,
sterperò da radice, pria ben morsa
dentro ’l palato dal suo proprio dente;
     22e, se mia vita in ciò non lía soccorsa,
pur disperata prenderò in diletto
d’esser al sangue in vendetta ricorsa;
     25poi col col tei medesmo il proprio petto,
de la tua occision sazia e contenta,
forse aprirò, pentita de l’effetto.