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Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/328

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322 veronica franco

     97Per darti luogo, venni in queste parti,
ed al tuo arbitrio di te cassa vivo,
sperando in tal maniera d’aequistarti.
     100Qui, dov’è ’l prato verde e chiaro il rivo,
venni, e de le dolci onde al roco suono,
e degli uccelli al canto e parlo e scrivo.
     103In luogo ameno e dilettevol sono,
ma non è quivi l’allegrezza mia,
se non quanto di te penso e ragiono;
     106anzi ’l pensar di te dagli occhi invia
lagrime amare, e de l’altrui piacere
sento piú farsi la mia sorte ria.
     109L’altrui gioie d’amor tante vedere
a le fiere, agli augelli, ai pesci darsi
mi fa nel mio dolor piú doglia avere:
     112non può l’invidia mia dentro celarsi,
ma con sospiri e pianto, e con lamenti
vien per la bocca e gli occhi a disfogarsi.
     115Ben piú, che degli altrui dolci contenti,
allargo ’l pianto e senza fin mi doglio
de l’acerba cagion de’miei tormenti;
     118ma, poi d’ammollir tento un aspro scoglio,
che piú s’indura, e piú s’impietra, quanto
piú mostro il sospiroso mio cordoglio,
     121e poi che’l mio dolor ti giova tanto,
io mi vivrò, tra queste selve ombrose,
sol de la tua memoria e del mio pianto.
     124Qui fará l’ore mie liete e gioiose
veder che ’l prato, il poggio, il bosco e ’l fiume
dian ricetto a l’altrui gioie amorose;
     127veder per naturai dolce costume
gli augei, le fiere e i pesci insieme amarsi
in modo, che da Buona non si costume;
     130e senza alcun sospetto insieme andarsi
liberamente ovunque Amor gli guide,
e l’uno in grembo a l’altro riposarsi.