Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/346

Da Wikisource.
340 veronica franco

     100queste versando van da piú d’un fonte
le succinte e leggiadre abitatrici
di questo e quel vicin ben colto monte;
     103ed a l’altre compagne cacciatrici,
che, dietro i cervi stanche, a rinfrescarsi
vanno le fronti angeliche beatrici,
     106co’ bei liquidi argenti intorno sparsi
porgon dolce liquor da trar la sete,
e le candide membra da lavarsi.
     109Dai freschi rivi e da le fonti liete,
quasi scherzando, Tacque in vario corso
declinali verso ’l pian soavi e quete;
     112e, poi che ’n lenta gara alquanto han corso,,
per via diversa si raggiungon tutte
verso un bel prato, a lor dinanzi occorso;
     115e da natural a far instrutte
bello quel sito a maraviglia, vanno
per canali angustissimi ridutte.
     118Quivi entrate, a varcar poco spazio hanno,
ch’a un fiorito amenissimo giardino,
dolce tributo di se stesse danno:
     121con man distesa e passo tardo e chino
dán di se stesse le piú dolci e chiare
al giardinier ch’a l’uscio sta vicino.
     124Questi, com’a lui piace, le fa entrare,
ch’obedienti a l’arte, fan quel tanto
ch’altri accorto dispon che debban fare.
     127Non cede l’arte a la natura il vanto
ne l’artificio del giardin, ornato
d’alberi colti e sempre verde manto;
     130sovra ’l qual porge, alquanto rilevato,
d’architettura un bel palagio tale,
qual fu di quel del Sol giá poetato:
     133infinito tesor ben questo vale
per l’edificio proprio, e gli ornamenti,
che ’n ricchezza e in beltá non hanno eguale.