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ii - sonetti 357


VIII

Allo stesso.

     Poiché dal mondo al del, suo proprio albergo,
qual lampo a l’apparir tosto sparito,
è il saggio e valoroso Estor salito,
quasi l’ali impennando al lieve tergo,
     a te ’l ciglio devoto e la mente ergo,
Re celeste, invisibile, infinito,
e del suo gran valor, da noi partito, .
le guance smorte lagrimando aspergo.
     Dch! ripara, Signor, ai nostri danni,
la vita, a lui da morte acerba tolta,
del gran Francesco concedendo agli anni;
     che con l’altro fratei la doglia accolta
mostra nel volto e nei lugubri panni,
e gli occhi a sé d’ogni uom pietosi volta.


IX

Allo stesso.

     Del gran Francesco a la vita onorata
gli anni del suo fratello Estor morto
rendi. Signor, per grazia e per conforto
de la famiglia sua mesta e turbata:
     anzi in questo da te pur sia servata
del ciel la gloria in terra, ove mai scorto
non fu gran pregio da l’occaso a l’orto,
di quanto è di costui l’anima ornata.
     Questi, che vive e spira, e vivrà ognora
per valor d’armi e somma cortesia
dopo la morte eternamente ancora,
     lungo secol tra noi felice stia,
dove la sua virtute il mondo onora,
e te difende, alma Vinezia mia.