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358 veronica franco


X

Allo stesso

     Se pur devea da morte essere estinto
di si illustre famiglia un lume chiaro,
né schivato poteva esser, né vinto
de l’aspro influsso il grave colpo amaro,
     ventura fu che ’n quel, ch’è proprio instinto
di morte in tòme il ben che n’è piú caro,
d’infinita virtú Francesco cinto
trovasse contra lei schermo e riparo.
     Morto è ’l grand’Estor, ma di lui maggiore
vive Francesco, quel ch’a l’empio Scita
combattendo mostrò l’invitto core.
     Questi con mano ti difese ardita,
Vinezia bella, e con supremo onore
l’opre sue degne a favorir t’invita.



XI

Allo stesso.

     Mentre d’Estor vorrei pianger la morte,,
ed al commun gran duol le note piglio
piú rispondenti e piú pietose e scorte,
nel suo da noi perpetuo acerbo essiglio,
     vivo miro Francesco invitto e forte,
che con la spada pronto e col consiglio,
guerreggiando, sostenne da le porte
di Vinezia lontan l’alto periglio.
     Questi, ch’è ancor colonna ben fondata
contra l’otoman impeto si crudo,
di Marte con le man proprie innalzata,
     nel dolor del fratei morto m’è scudo
con lieta gloria illustre, onde abbagliata
la vista d’ogni affetto abbasso e chiudo