Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/86

Da Wikisource.
80 gaspara stampa


CXLIII

Quando sará libera da tante pene?

     Quando fia mai ch’io vegga un di pietosi
gli occhi, che per mio mal da prima vidi
in queste rive d’Adria, in questi lidi
dov’Amor mille lacci aveva ascosi?
     Quando fia mai che libera dir osi,
dato bando a’ miei pianti ed a’ miei gridi:
— Or ti conforta, anima cara, or ridi,
or tempo è ben che godi e che riposi? —
     Lassa, non so; so ben che ad ora ad ora
ho cercato placar o lui o morte,
e né questa né quello ho mosso ancora.
     Tal è, misera, il fin, tal è la sorte
di chi troppo altamente s’innamora:
donne mie, siate a l’invescarvi accorte.


CXLIV

Lo supplica di star con lei.

     Ricorro a voi, luci beate e dive,
a voi che sète le mie fide scorte,
da poi che ’l cielo, Amor, fortuna e sorte
sono ai soccorsi miei sí tardi e schive.
     Se per me in voi si spera e ’n voi si vive,
come avien che per voi pur si comporte
a star lunge da me quest’ore corte,
che ’l mio ben la pietá vostra prescrive?
     Dch non state oggimai da me piú lunge!
Fate che questo breve spazio sia
concesso a me d’avervi sempre presso;
     ché l’ardente disio tanto mi punge,
che certo finirá la vita mia,
se non m’è ’l vagheggiarvi ognor concesso.