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eis, quàm,inprxdi£tìs, tune fi fanguis exierit, condemnetur inlibrisquadragintaquinque, & minùsufqueadfummamquindecim librarum, & fi fanguis non exierit, inlibris tri°-inta, & minùs ufque ad fummam librarum decenti. Quòd fi reus fua fpontè confeffus fuerit, remittatur ei pars quarta& fi pacemhabueritabinjuriato, feu percuflò ante condemnationem, alla pars quarta ei intelligatur remifla; & hasquidempoenasomnes, &fingulas, prsfertim illas, quas ob percuffionesinEcclefiis, palatio Coram Vicario, aut alioquovis Judice fa&as irrogantur, ex ratione circumftantiarum, arbitrio Judicis diminuendas, & exafperandas effe volumus. De percutiente eum armis, vel alla re. Gap. 8. S Tatuimus, & ordinamus, quòd fi quis percuflèritaliquemcum armis, vel aliare apta ad nocendum, fi fanguis non exierit pròqualibetvice, & percuilìonecondemnetur in libris ad minus quinquaginta; fi vero fanguis exierit, pcena non fit minor libris centum, major tamen elfe pollìt prò arbitrio Judicantis, & in quolrbet prsdiclorum cafuum, fi percuffio fafta fuerit in Ecclefia, in platea, vel coram Jusdicente, aut etiam notturno tempore, poenaad Judicis arbitrium ultra duplum extendatur, & exafperetur. De debilitatione membri, & cicatrice evidenti. Gap. 9. S Tatuimus, & ordinamus, quòd fi quis aliquem vulnera verit taliter, quod membrum aliquod fibi debil’itetur, condemnetur talis delinquens in duplum illius poenas, in qua puniretur fi membruta non effet debilitatum, & idem obfervetur fi evidenscicatrix fuperfacieremanferit; Si vero quis inciderit, feu amputavèrit pedem, manum, five aliquod membrum ( intelligendo etiam hoccafutres digitos manus effe unum membrum ) alicui pervenga condannato in lire quarantacinque, e meno fino alla fumma de lire quindeci, e fe non_, ufcirà fangue in lire trenta, e meno fino alla fumma de lire dieci. Che fe poi il Reo fponcaneamente confefierà, gli fia rimefia la quarta, parte, e fe bavera la pace dall’ingiuriato, ò percoilò avanti la condanna, gli s’intenda rimelfa un’altra quarta parte; E vogliamo, che tutte, e cadauna di quefte pene, particolarmente quelle, che fono delfina te per le percofie date nelle-j Chiefe, in Palazzo alla prefenza del Vicario, ò di qualùnque altro Giudice, debbano elitre minorate, ò alterate ad arbitrio del Giudice, fecondo le cireonftanze. Di chi percote con armi, ò con altra cofa. Gap. 8. S Tatuimo, & ordiniamo, che s* alcuno percolerà un’altro con armi, ò altra cofa atta à nuocere, fe non vi farà effhfione di fangue, per ciafcuna volta, e per qualonque percofia fia condannato almeno in li re cinquanta; ma efiendovi effufione di fangue, la pena non fi a minore de-» lire cento, potendo però efier maggiore ad arbitrio del Giudice, & in ogn’uno de cafi fudetd * fe la percofia farà feguica in Chiefa, in Piazza, ò avanti il Giudice, ò in tempo di notte, 1 pena s’eftenda, & accrefca più del doppio ad arbitrio del Giudice * Della debilitatione d* un membro, e d’una cicatrice evidente «Gap. 9. S Tatuimo, & ordiniamo, che s’alcuno ferirà un’altro in modo, che gli fi debiliti qualche membro, fi condanni un tal delinquente nel doppio di quella pena, colla quale farebbe punito fc il membro non foffe debilitato, e lo fteffo s* offervi, fe refterà nella faccia cicatrice evidente; fe poi troncherà, over 0 taglierà un piede, una mano, overo qualche membro ( intendendo anco in quello cafo, che tre ded d’una roano fiano un membro ) ad alcuna perfona, in modo, che fcgua la feparatione di qualche fuo membro, fi A a con
