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perfori ita, quòd feparerur ab aliquo fuo membro, condemnetur in libris centum, & quinquaginta, fi veròvulneraverit, feùpercufTeritita, quodprorfusfitfadum inutile, adeò, quòdeoadjuvari, fivecumeooperari nonpoffit, condemnetur in libris feptuagintaquinque, & in omnibus prasdidiscafibus teneatur delinquens ad omnia damna, intereffe, & expenfas vulnerati, & injurianu emendet, fi fuerit poftulatum. Statuimus etiam, quod quicunque ad prasdida maleficiacommittenda, feu aliquod maleficiorum prxdidorum committendorumdederit auxiliumdido, feufado, condemnetur, & limili modo puniatur, ut ille, qui commifit maleficium reo ad fugiendum, vel nonper* sì veròmittendoipfum capi puniatur in medietate_.
auxiifum e ) us 5 * n c l uo puniretur principalis delinquens; poft. com-Declarantes, quòdincalibusifi prsfenti ca!H!|fe.f p itulo contentis, appelliate tamen, & nom-s urno temporecommiflìs, polfit Judex prò indaganda ventate devenire contra judicatum ad torturam, moderate tamen, & confefius per torturam in duplum condemnetur.
De p oena impnenda his qui fecerint aJjquem percuti, vel vulnerari.
condanni in lire cento, e cinquanta, fe poi k ferita, ò pèrcoffa farà tale, ch’un membro refii inutile talmente, ch’il ferito non poifa con effo aggiutarfi, overo operare, fi condanni il delinquente in lire fettancacinque, & in rutti li fudetti cafi fia obligaco il delinquente à tutti li danni, interefle, e fpefe del ferito, & à refarcire l’ingiuria fe farà ricercato. Scàtuirno ancora-,, che Chiunque darà qualche aggiuto, ò con parole, ò con fatti à comméttere li fudetei malefici), ò alcuno di quelli, fia condannato, e punito nella ftefia maniera, come quello, che commette il maleficio; mà chi aggiuterà alcuno a_»
fuggire, ò impedirà la captura, fia punito nella mica di ciò, che fi caligherebbe il principaf delinquente; Dichiarando, che nelli cafi contenuti nel prefente Capitolo, appoftatamente però, & in tempo di notte commeffi, polla il Giudice, per indagare la verità, procedere contro l’inditiato alla tortura, moderatamente però, e confeflando con la tortura, fia condannato nel doppio, Della pena, che fi deve imporre àquelli, che haveranno fatto percuotere, ò ferire alcuno.
Cap. i o.
S Tàtuimus, & ordinamus, quòd fiquis mandaverit, feu inltigaverit aliquempercuti, feu vulnerari, aut aliter offendi, pari poena puniatur, qua puniendus eft maJefador, juxta poenas fuperiùs, & inferiùs expreffas fecundùm diftindioftem delidorum.
Cap. i o.
S Tatuirfto, & ordiniamo, che s’alcuno commanderà, overo inftigherà, ch’alcuno fia_, percoffo, overo ferito, ò altrimente offefo, fia punito con la fìeffa pena, con la quale deveeffer caftigato il malfattore, in conformità delle pene di fopra, e di fotto efprefle fecondo la diftintione de delitti.
De poena proijcientis lapidem contra aliquem.
Cap. 11.
S Tàtuimus, & ordinamus, quòd fi quis contra aliquem lapidem proijecerit, fi eum non tetigerit puniatur in libris decem, fi vero tetigerit infacie, live capite cum fanguiniseffufione,puniatur in librisad minùsquinquaginta fecundùm qualitatem fadi, & perfonaDella pena di Chi getta una pietra contro alcuno.
Cap. ii.
S Tatuimo, & ordiniamo, che s’alcuno getterà contro un’altro una pietra, fe nonio toc* cherà,, fia punito in lire dieci; Mà fe lo tocche rà nella faccia, overo nel capo con fpargimenco di fangue, fia punito almeno in lire cinquanta-, fecondo la qualità del fatto, e delle perfone, c fe farà fenza fpargimento di fangue, non meno, ch’in
