Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/149

Da Wikisource.

— 143 —

VII.


— Sei qui, Ugo?

Entrando improvvisamente nello hangar, Ettore Noris sorprese uno spettacolo che lo inchiodò un istante sulla soglia muto e scontento: Ugo era nel capanno e v’era anche Tripoletta ed il giovinetto finiva di baciare l’africanina che gli si dibatteva fra le braccia come una piccola fiera incappata nel laccio.

L’apparizione di Noris agghiacciò Ugo e liberò Tripoletta che fuggì via gridando nel suo bizzarro linguaggio incomprensibile delle parole che senza dubbio dicevano l’ira sua per l’offesa patita e lo strazio d’essere stata sorpresa dal «Sidi» mentre le veniva inflitta l’ingiuria.

Ugo ebbe una gran tentazione ai imitarla: si rivolse, finse di cercare qualcosa intorno e raggiunse la porta dove una frase di Noris lo arrestò:

— Perchè scappi?

La voce di Ettore era triste ma senza ira. Caduta la sorpresa della scoperta non voleva dar troppa importanza alla cosa.

— Vieni qua, — disse.

Ugo gli si accostò ancora confuso in viso ma già tranquillo.

— Sei innamorato di Tripoletta?

Il ragazzo sorrise.

— Innamorato proprio, — disse, — no.

— E allora? — E allora.... non so nemmeno io. Non mi dispiace, ecco. E l’ho sempre tra i piedi!

— Ma lei, ti vuole?

— Veramente no.

— E allora, lasciala in pace.

— La lascerò in pace, signor Noris.