Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/232

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— Come mi annoierò!

Ma era necessario. Bisognava essere coraggiosa e forte.

Poichè la decisione era presa, si permise di pensare a Ettore Noris come se l’aviatore non rappresentasse il pericolo grave che ella si proponeva di fuggire. Che cosa, avrebbe pensato di lei, Noris, quando avesse saputo della sua partenza? E che cosa pensava adesso? Perdette il controllo del suo pensiero quando le sue pupille si riapersero e cominciarono a seguire nel vuoto che fissavano, oltre la finestra spalancata, il profilo di Ettore Noris severo e chiuso come una maschera enigmatica. Come avrebbe voluto conoscerla la parola di quell’enigma!

Le tornò il ricordo della vecchia storia sentimentale narratole da Paolo Adelio e da Lorenzo Bolla, confermata poi da Giorgio Dauro. Davvero c’era una donna nella vita passata, di Ettore Noris? e alla memoria di quella donna egli aveva consacrato tutta la vita?

Ed era davvero il desiderio di raggiungerla il più presto possibile che lo faceva sfidare la morte? Era l’amore, il segreto del suo eroismo?

Come avrebbe voluto sapere! Anche pensava: quale tipo di donna era stata costei che aveva, saputo conquistare Noris per sempre e assolutamente, che sapeva vivere in lui anche scomparsa e tenerlo, morta, come lo aveva tenuto viva? tanto bella? superiormente intelligente? ardente di una passione che Noris disperava d’incontrare più mai?

Evocò nella sua fantasia il viso delle donne incontrate che più l’avevano colpita per la loro leggiadria, poi l’immagine di quelle fra le sue conoscenti che avevano fama di fascinatrici e di irresistibili. A una a una le collocò accanto a Noris, ma il viso del giovane rimase impassibile e chiuso come se nessuna di quelle bellezze riuscisse a toccarlo. No, ella non poteva immaginare il viso di Ettore Noris trasfigurato dall’amore. Quel viso restava il segreto d’una morta e nessuna donna avrebbe compiuto il miracolo