Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/239

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visata oasi di palmizi. Di là aveva visto Noris rientrare e soffermarsi ad ascoltare, nel vestibolo, un discorso del direttore. Senza dubbio, il direttore lo informava della presenza della signora perchè Noris si era rivolto a guardare verso la sala di lettura che era attigua al jardin d’hiver con una improvvisa espressione di noia sul viso un poco assorto.

Ma subito, un’altra espressione di correttezza fredda aveva sostituito quella tradita da un improvviso moto dei suoi nervi ed egli s’era avviato a salutare la signora con un contegno assolutamente tranquillo.

Minerva Fabbri che osservava intensamente il suo viso non lo vide tradire la più lieve commozione nel suo primo incontro con l’ignota. La meravigliosa bellezza della elegantissima, che si era soffusa d’un più squisito incanto all’apparire dell’aviatore, non pareva produrre alcun effetto sullo spirito di Noris.

Dopo di essersi inchinato profondamente, egli si teneva dinanzi a lei in un atteggiamento di attesa cortese e pareva condiscendenza benevole la buona grazia colla quale si prestava ad ascoltare le sciocchezze deliziose che la sconosciuta gli andava dicendo. Due volte, la voce della signora giunse fino a Minerva. Diceva, quella voce:

— Verrete? verrete?

Senza dubbio, la bellissima sollecitava Noris per avorlo suo ospite ed egli si schermiva — era evidente — ed enumerava le ragioni che gli rendevano impossibile l’accettare.

Come poteva, Noris, resistere all’invito della seducentissima? Minerva Fabbri non se lo spiegava ma ne era felice. Quando la visitatrice si alzò per andarsene e Noris l’ebbe accompagnata fino sulla soglia del vestibolo, ella uscì dal suo rifugio e si avanzò verso di lui come lo incontrasse per caso.

— Congratulazioni — gli disse sorridendo — per la bellissima compagna colla quale vi ho sorpreso.