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nascono per lui dei pensieri; ed egli si dedica innanzi tutto ai suoi pensieri e ai suoi sogni, che l’occupano spiritualmente: «il suo spirito è occupato».

Il giovane non attribuisce alcun valore a tutto quello che non è spirituale, e considera tutte le altre cose come cose «futili». Se gli avviene di prendere sul serio i più insignificanti nonnulla (per esempio, le cerimonie della vita universitaria e le altre formalità in uso tra studenti), è perchè vi ha scoperto lo Spirito, cioè perchè in esse gli si sono rivelati dei simboli.

Io mi sono ritrovato dietro alle cose e mi sono scoperto Spirito; più tardi mi ritrovo dietro ai pensieri e mi scopro loro creatore e loro possessore. All’età delle visioni i miei pensieri facevano ombra al mio cervello come l’albero al suolo che lo nutre: essi aleggiavano attorno a me quali incubi febbrili e con la loro terribile potenza mi turbavano. I pensieri stessi avevano assunto forme corporee, e questi fantasmi io li vedevo: essi si chiamavano Dio, Imperatore, Papa, Patria, ecc., ecc. Oggi distruggo queste incarnazioni menzognere, rientro in possesso dei miei pensieri e dico: Io solo ho un corpo e sono qualcuno. Io considero il mondo per quello che rappresenta per me: esso è il mio mondo: è mia proprietà: tutto riferisco a me stesso. Príma ero spirito e il mondo era ai miei occhi degno solamente del mio disprezzo: oggi sono lo; sono prietario, e respingo nel nulla questi spiriti e queste idee di cui ho misurata la vanità. Essi non hanno più alcun potere su di me, come nessuna «potenza della terra» può averne sullo Spirito.

Il fanciullo era realista, occupato delle cose di questo mondo fino a che gli venne dato di penetrare la loro essenza occulta; il giovane è idealista, entusiasta dei suoi pensieri, fino al giorno in cui diventa uomo fatto: — uomo egoista, che pone al disopra delle cose e delle idee la sua gioia, il suo interesse personale. E il vecchio?... Allorchè avrò raggiunto questo gradino e sarò divenuto tale, avrò tempo di parlarne.