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ma della partenza il mio diploma di procuratore?

Mi sfregavo gli occhi e mi pizzicavo il braccio per essere sicuro di non sognare. Era un incubo certo e stavo per svegliami in casa mia, nella mia stanzetta di studente. Ma no!

Udii dietro la grande porta un rumore di passi pesanti. La chiave stridette nella serratura, l’enorme catenaccio venne tirato e la porta si aperse.

Davanti a me stava un vecchio dal mento accuratamente sbarbato e i lunghi baffi bianchi, vestito di nero da capo a piedi. Teneva in mano un’antica lampada d’argento e mi disse, accompagnando le parole con un gesto cortese:

— Siate il benvenuto in casa mia, signore.

Parlava nell’inglese più puro ma con una intonazione singolare.

Varcai la soglia ed egli mi prese bruscamente la mano. Trasalii al contatto gelido delle sue dita.

— Siate il benvenuto in casa mia — ripetè — entratevi liberamente, ripartitene sano e salvo e lasciatevi un po’ della gioia che vi portate.

Perchè ebbi in quel momento l’intuizione che forse il postiglione ed il mio interlocutore non facevano che una sola ed unica persona?

— Il conte Dràcula? — dissi salutando.

— Egli stesso, mister Harker. Entrate, vi prego, la notte è fresca e voi abbisognate di cibo e di riposo.

Depose la lampada entro una nicchia del muro e si caricò della mia valigia.

— Non permetterò — dissi, volendo prenderla.

— No, no, siete il mio ospite. Questa cura ri-