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uomini a cavallo a gran trotto dal sud. Devono essere Quincy e Seward.

Guardai anch’io e vidi, a mia volta, venire dal nord due altri ch’erano evidentemente lord Godalming ed il mio caro Jonathan.

— Urrà! — gridò il professore come un monello.

Caricò il suo winchester, prevedendo l’attacco degli zingari. Quanto a me, estrassi la mia piccola rivoltella, poichè l’urlo dei lupi si avvicinava. Ogni momento pareva un secolo. Il vento soffiava con forza sollevando bufere di neve, tanto che, in certi momenti, non ci si vedeva davanti a sè.

Gli zingari s’accostavano ed i nostri cavalieri minacciavano di tagliar loro la ritirata. A un tratto, due voci gridarono: «Alt!» Riconobbi la cara voce del mio Jonathan e il tono deciso di Quincy Morris.

Gli zingari si fermarono, meravigliati. Ma il capo, un magnifico centauro vestito di rosso, nel suo linguaggio diede un comando breve ed essi si rimisero in moto.

Lord Godalming e Jonathan a destra, Seward e Morris a sinistra li circondarono, impugnando la loro winchester. Nello stesso punto, Van Helsing ed io ci mostrammo. Gli zingari, vedendosi circondati, estrassero le armi, pronti alla difesa.

Jonathan, incosciente del pericolo e trasportato dal proprio ardore, si slancia in mezzo agli uomini. Noi accorriamo alla riscossa. Il capo mostra il sole che cala sull’orizzonte e par esorti i compagni.

Jonathan è balzato sul camion e con una energia di cui non l’avrei creduto capace, ne butta