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per l’insegnamento della rètta pronuncia 9


Quelli che hanno fatto un corso di studî, e son venuti su in contatto con gènte molto educata, tanto tanto, o per udito, o per qualche stúdio a propòsito, si sono formati l’abitúdine d’una pronúnzia un pò’ meno infelice, e sòrton fuori meno facilmente con cèrte idiotággini, con certi qui pro quo di pronúnzia, specialmente di piane e di sdrúcciole, che fanno ridere i polli. Non cosí la gran maggioranza, che ha finito la sua carrièra di studi colle elementari, dove si cominciava coll’a-bi-ci-di, insegnando a lèggere a-be-ce-de, e si tirava innanzi coll’u lombardo, inesorabilmente acuto come una lancia, e via col rèsto come veniva, sotto il dettato del piú imperterrito tradizionalismo. Parecchi di questa grande maggioranza, continuando ad erudirsi colla lettura di libri o di giornali, sono giunti a levarsi ad un cèrto grado di coltura, e sanno a tèmpo e luògo sciorinare il loro bravo discorsetto nell’aula del consiglio comunale, o del comizio agrário, della congregazione di caritá; e sarebbero usciti con pláusi anche da qualche púbblica assemblèa, se lo scòglio di quella lunga o di quella brève non avesse fatto naufragare d’un tratto in una púbblica risata tutta la loro eloquènza. Giá per questi, come per tutti quelli che, al pari dell’autore di questo scritto, hanno oltrepassato da tròppo tèmpo l’etá della discrezione, non c’è che incrociare le braccia e ripètersi — oportet studuisse. — Ma ora dobbiamo pensare a rèndere migliore della nòstra in tutti i sènsi la nuòva generazione che va crescèndo nelle scuòle e nelle famiglie.

E ai forastièri non ci pensate?... Noi ci lagniamo che la lingua italiana non sia abbastanza popolare all’èstero, come lo sono da noi il tedesco, l’inglese e specialmente il francese. Molte saranno le ragioni di tale trascuratezza da parte dei forastièri; ma si sa per cèrto che essi quando cominciano ad imparare la nòstra lingua, s’indispettíscono per la difficoltá della pronúnzia; difficoltá che, sfido io, se esiste per altra ragione che pel difètto di règole, o di sussidî che suppliscano a questo difètto. E tanto piú s’indispettíscono quelli i quali, dopo aver studiato amorosamente per anni la nòstra lingua e imparato a scriverla lodevolmente, sapendo a memòria i nòstri migliori autori, appena aprono bocca venendo tra noi, si accòrgono che tratteniamo a stènto gli scòppî di ilaritá.

— Dunque, per finirla, se sta quanto volete dimostrare, bi-