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10 sugli accènti tònici

sognerá che d’ora innanzi non si stampino piú nè libri, nè gazzette, che non portino gli accènti tònici, secondo il sistèma adottato nella quinta edizione del Bèl Paese. —

Còsa molto desiderábile certamente; ma l’autore è persuaso che sarèbbe una sciocchezza sperarla quando e dove si sa che nessuno gli darèbbe rètta. Peraltro, se la proposta si riducesse a quella dell’accentatura dei libri destinati all’insegnamento della lingua italiana, specialmente nelle scuòle primárie, ginnasiali e normali, mi pare che nessuno dovrèbbe farle il viso dell’arme, e gridare, come pure s’è fatto in altri tèmpi, all’inútile, all’impossibile, all’assurdo. Se volete ottenere qualche còsa di durèvole, cominciate senz’altro dagli Abbicci e dai primi gradi di lettura: in sèguito, un buon Dizionário, una buòna Grammática, una buòna Antologia e alcuni libri di lettura piú popolare e piú in uso nelle scuòle, come p. es. i Promessi Spòsi, che venissero opportunamente introdotti coi rispettivi accènti, basterèbbero ad iniziare, con certezza di buòn succèsso, questa campagna di nuòvo gènere, dirètta a combáttere dovunque si tròvi la tradizionale barbárie della nòstra cattiva pronúnzia.

A tale ridotta, la proposta dell’autore è certamente modèsta, ma per compènso molto prática; nè pare un eccèsso di supèrbia la sua speranza che il suo libro, dopo l’esaurimento di quattro copiose edizioni, pòssa aspirare a quel grado di popolaritá, che valga la spesa di sottoporlo al proposto sistèma di accentatura E appunto una pròva della generale deficiènza in cui si trovano gl’italiani di ciò che riguarda l’uso dello scrívere e del parlare la pròpria lingua, e del bisogno in ispècie di apprèndere per qualunque via a pronunziarla rettamente, sta nel fatto che l’autore medèsimo, benchè non abbia risparmiato fatica per ispogliarsi della rozza vèste nativa in fatto di lingua, benchè abbia avuta la sorte di passare parecchi anni nella Capitale toscana, e fin quella, sia pure non meritata, di venir aggregato all’Accadèmia della Crusca, trovándosi al punto di dar effètto all’idea vagheggiata da lungo tèmpo di pubblicare un’edizione popolare accentata del Bel Paese, dovette confessare a sè stesso che l’èssere convinto che una còsa è buòna, non basta per avere la capacitá di farla. Chè! mèssosi all’òpra, manco una página del suo libro sentí di potere arrischiarsi ad