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un labirinto 107

sentiero assai meno chiaro ma che si dirigeva a ritroso della valle, precisamente verso Bormio. Dopo breve cammino eccoti il sentiero salire, in luogo di discendere, e seguendolo coll’occhio lo si vedeva slanciarsi ben alto tra verticali dirupi, tra precipizi veramente spaventosi, con mosse così brusche, così ardite, che l’affidarvisi saria parso un pigliar per guida un pazzo che vada cercando il luogo più opportuno per fare un bel capitombolo. Noi del resto avevamo tutt’altra voglia e tutt’altro bisogno che di salire.

» Quì, diss’io, andiamo a romperci il collo!... Era naturalissimo di rifare quel centinajo di passi, per riprendere la via più lunga ma più sicura. Ma la nostra mala fortuna volle che lì, proprio sul punto di dar volta, un sentieruzzo si spiccasse dal sentiero principale, diretto proprio verso il basso e verso Bormio ad un tempo, con tal viso d’amico che avrebbe convinto lo stesso dubbio. — Per di qui, per di qui! — gridarono i compagni; ecco un sentiero.... — e giù allegramente.

» Ma d’un sentiero in breve se ne fanno due, di due quattro, di quattro otto, poi via via tutti si smarriscono, quasi sfumassero, giù per un’erta vestita o piuttosto irta di aride zolle.... Eccoci per la seconda volta là ritti, distribuiti ad intervalli e come sospesi sull’erta, mutoli, girando lo sguardo attorno o guardandoci in faccia l’un l’altro con quell’aria che dice: oh il brutto imbroglio! Stando così sospesi e silenziosi, ci ferisce l’orecchio un tintinnio reiterato e vicino. Non v’ha dubbio.... è il campanello d’una capra.... e dove c’è la capra vi dev’essere il caprajo.... Scorgevasi infatti un po ’ al disotto, a certa distanza, un piccolo promontorio, coperto di piante, quasi una piccola oasi nel deserto. Camminando, o meglio sdrucciolando giù per l’erta, in pochi istanti siamo sul ridosso; ma guarda, ascolta; non c’è più nè capra, nè caprajo, nè tintinnio.

» Ed ora che si fa?... A fianco di quella specie di colle scopri vasi un sentiero, o meglio un’orma di sentiero diretto verso un bosco di abeti, che si sarebbe detto piantato nel vuoto sopra un abisso. Ma quel nuovo sentiero ripete il brutto giuoco del fratello traditore che ci aveva gabbato lassù, con questa differenza che, invece di diramarsi e perdersi giù per l’erta, si diramava e si perdeva nella boscaglia. In breve fummo avvisati che non trattavasi punto di sentieri, ma di orme lasciate dal bestiame pascolante. Avviene così dovunque in montagna, se vi esista un ripido pendio coperto di erba. Le vacche, cacciandosi fin dove possono