Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/115

Da Wikisource.

minaccia di una notte al sereno 109

macchie di abeti, mi aspettava indubbiamente, uscito dal bosco, di trovarmi sopra una cornice che terminasse una parete con un’altezza verticale di centinaja di metri. Nessun taglio nelle piante; l’erba talora alta e spessa; tutto infine dava indizio che nè ad uomo nè ad animali erano dischiusi quegli orridi recessi. Come diceva tra me; in un paese dove la povertà del suolo spinge l’ardito montanaro a disputare un cespuglio d’erba al camoscio, la cima di un abete al falco, come potrebbe lasciarsi tanta roba in abbandono, se appena fossero questi luoghi accessibili?... Espressi i miei dubbî a’ compagni piuttosto vivamente; ma quand’anche ci fossimo risolti a ritornare per la via donde eravamo venuti, ci si opponeva l’impotenza fisica. Credetelo: spossati da una giornata di cammino, affaticati dalla poderosa ginnastica di una tale discesa, eravamo già al punto che nessuno avrebbe avuto fiato quanto bastasse per inerpicarsi forse una buona ora, trasportando in alto il proprio corpo a tutta forza di muscoli. O uscire da quel bosco e trovare un sentiero, o passarvi la notte per rifare il cammino il giorno seguente.... Non c’era via di mezzo. Confesso d’aver provato un momento di scoraggiamento. Una, notte passata in quell’orrenda situazione era tal cosa da metter i brividi.... ma, come dico, non c’era via di mezzo. Frugai nelle tasche e mi consolai trovandomi ben provvisto di zolfanelli; pensava che un po ’ di fuoco avrebbe vinto la brezza notturna e servito all’uopo di segnale ad alcuno che ci potesse per avventura recar soccorso. Una sol cosa sembrava insopportabile.... non già la fame, perchè tenuta a freno dall’angoscia dell’animo, ma la sete, resa ardente dal sole che ci aveva dardeggiati l’intera giornata, dai sudori profusi, e forse più di tutto da quello stato di ambascia.

16. » Basta; una volta decisi, subentrò una specie di impassibilità.... Avanti, avanti, fin dove si può!... Parlando d’impassibilità, bisogna che vi richiami ancora una volta il prevosto di Val-Furva, che in questa occasione mostrossi veramente superiore a se stesso. Sempre davanti a tutti, spiava il terreno con quell’occhio che al camoscio fornisce l’istinto, e a lui aveva formato la lunga pratica in quelle disastrose montagne. Talora sembrava che ogni via fosse tronca; tutti si fermavano sull’erta, quale appuntando il bastone, quale pendente da un ramo d’abete, quale fisso ad uno scoglio. Il bravo condottiero si spingeva più basso, si perdeva tra le macchie e gli scogli; lo schiantarsi dei rami secchi ne rivelava ancor da lontano le mosse, finchè