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2 agli institutori

volesse considerarsi per sè come il meno necessario al progresso di un popolo civile, meriti, per intanto, una certa preminenza; e sarebbe, p. es., quando se ne verifichi maggiore il difetto.

Nelle condizioni politiche, che resero per tanto tempo gl’Italiani stranieri all’Italia, precisamente in un tempo in cui le scienze naturali (nominatamente la geologia e la fisica terrestre) ebbero tanto incremento al di fuori, siamo arrivati a ciò che gli Italiani conoscono assai meglio la costituzione fisica dell’altrui che del proprio paese. Non è necessario trattare col volgo per persuadersene; mentre le stesse persone più colte e meglio educate, si trovano sovente in difetto delle nozioni più elementari circa le condizioni fisiche, i fenomeni geologici, le naturali bellezze, le ricchezze scientifiche e le riprese industriali del paese, appena abbiano bisogno di oltrepassare i confini della regione da cui traggono un nome, che troppo spesso si suole sostituire a quello d’Italiano. Che più? Le scienze stesse, benchè interrogate nel campo più definito delle specialità di ciascuna, si colgono sovente in difetto: chè più facilmente troverete un fisico, un geologo, un naturalista, il quale vi discorra della Francia, dell’Inghilterra, dell’America, delle regioni polari o equinoziali, che un altro il quale vi intrattenga dell’Italia.

Il presente libro è ben lontano dalla pretesa di soddisfare ad un bisogno così grande e così evidente. Se non primo, certamente fra i pochi libri popolari che abbiano per oggetto la cognizione fisica del paese, gli basterebbe d’esser tale che raccomandasse agli scrittori ed ai lettori questo genere di letteratura, il quale può avere uno sviluppo immenso, come quello che attinge alla natura, il cui studio è sorgente inesauribile di cognizioni, di diletto e di pratica utilità.

Si direbbe che il popolo italiano (intendo quella minoranza che si occupa di leggere) reclami da’ suoi uomini di scienza questo genere di letteratura. Vedete quanta ressa di pubblicazioni popolari che hanno per oggetto la storia naturale. Per sventura sono per la massima parte traduzioni di opere straniere, ai quali a mala pena troviamo da contrapporre qualche libro nostrano, come quelli del Lioy, o di alcun’altro troppo meno meritevole di menzione. Ma stranieri o nazionali che siano quei libri, i quali sono ora letti avidamente dal popolo, quanti ne contiamo sull’Italia? L’autore non sa citarne alcuno. Almeno quelli che si leggono rispondessero in genere al bisogno di scienza che ha il popolo. Non si vuol negare che ve ne siano di utili; di