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agli institutori 3

quelli ove la forma popolare e l’intento di recar diletto non tradiscano il rigore della scienza, la santità del vero. Ma non son tali certamente, per citare un esempio, quelle opere di Verne, che hanno inondato l’Italia, e a cui la nostra gioventù, gli stessi uomini serî, corrono dietro con sì vergognosa passione. Al così detto romanzo storico si sostituisce il romanzo scientifico. Uguale mostruosa miscela di vero e di falso; uguale intento a dilettare l’imaginazione piuttosto che ad arricchire la mente, mentre finora non possiam dire certamente che il romanzo scientifico abbia trovato il suo Manzoni. Quando non si possa distinguere fra verità ed errore, è meglio ignorare. E quando poi si voglia sapere, anche nelle scienze fisiche e naturali, parmi, ripeto, che si debba cominciare col nosce te ipsum, col conoscere cioè la storia fisica e naturale del nostro paese.

In questo ci può servire di modello la nazione con noi confinante, che va meritamente superba, forse sopra tutte le altre, di una letteratura scientifica veramente nazionale nel nostro senso, atta cioè a coltivare, anche dal lato del bello descrittivo e delle ricchezze scientifiche, il sentimento nazionale. La letteratura svizzera possiede tre opere stupende di questo genere, cioè: Les Alpes Suisses, di Eugenio Rambert; Les Alpes, di Berlepsch; e La vita degli animali nella regione delle Alpi (Das Thierleben der Alpenwelt), di Tschùdi. A queste bisogna aggiungere quell’altra più scientifica di tutte: Le monde primitif de la Suisse, di Heer. Queste opere ebbero nella Svizzera e al di fuori un successo immenso, l’onore di diverse edizioni e di traduzioni in diverse lingue. Ma il mondo fisico della Svizzera si riduce, possiam dire, alle Alpi; mentre il nostro mondo è assai più vasto, e infinitamente più ricco di fenomeni e di naturali bellezze. Alle bellezze ed alle ricchezze scientifiche delle Alpi, noi aggiungiamo quelle così diverse dell’Appennino; e quando avremo descritto i nostri ghiacciai, le nostre rupi e le gole delle Alpi e delle Prealpi, troveremo altri nuovi mondi da descrivere; le emanazioni gazose, le fontane ardenti, le salse e i vulcani di fango, i veri vulcani o vivi o spenti, il Vesuvio, l’Etna, poi ancora il mare e le sue isole, i climi diversi, le diverse zone di vegetazione dalla subtropicale alla glaciale, e così via discorrendo, chè l’Italia è quasi (non balbetto nel dirlo) la sintesi del mondo fisico.

Sta a vedere se il presente libro soddisfi in qualche parte al bisogno, a cui si accennava, di una coltura speciale degli Italiani. Certamente l’autore non ha intralasciato nulla perchè l’esito rispondesse al buon