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volere. Il piano del libro è del resto semplicissimo. Senza obbligarsi ad una traccia regolare, come si farebbe in un trattato, l’autore, pigliando la veste di uno zio naturalista che racconta ai nipoti, percorre da un capo all’altro


...... il bel paese
Che Appennin parte e ’l mar circonda e l’Alpe,


descrivendone le naturali bellezze; arrestandosi ai principali fenomeni di cui cerca di rendere intelligibili la natura e le cause. Non trascura intanto, dove gliene si presenta il destro, di additare le riprese industriali della nazione, e di eccitare il sentimento del bello e del bene morale, nella convinzione che chi scrive un libro popolare non debba mai dimenticarsi che il bene morale è la base della vera libertà e del benessere di un popolo.

Pigliando per ciò le mosse dalle Alpi, discorre dell’alpinismo moderno come di un nuovo elemento educativo; descrive le principali rocce alpine, le cascate, i ghiacciai, intrattenendosi principalmente della teoria glaciale, che ha tanta parte nella geografia fisica e nella geologia di quella regione. Passa in seguito a dare un’idea delle Prealpi, descrivendo una delle più belle fra le valli prealpine, che gli porge occasione di discorrere delle caverne e dei fenomeni che si presentano nelle caverne. Disceso al mare ne descrive i grandiosi spettacoli, la levata del sole, la tempesta, la fosforescenza notturna. Nell’Appennino considera specialmente tutti i fenomeni così interessanti per la scienza e per l’industria di cui è ricca quella catena, più che di naturali bellezze: tratta cioè, dei petrolî e dell’industria petroleifera, delle salse, dei vulcani di fango, delle fontane ardenti, cercando di dare un’idea esatta delle leggi che presiedono ovunque alle manifestazioni secondarie dell’attività vulcanica. Una diversione ad una delle più rinomate caverne delle Prealpi, gli offre il destro di mostrare quanto possa divenire interessante anche in Italia lo studio del regno animale. Si porta, in seguito, al gruppo, così poco noto e in condizioni così speciali, delle Alpi Apuane, che gli danno argomento di intrattenersi sopra uno dei primarî rami dell’industria nazionale, quella dei marmi. Termina finalmente nella regione vulcanica, che è tanta parte dell’Italia meridionale e delle isole. Il Vesuvio e l’Etna, i due grandi vulcani dell’antichità e della moderna storia naturale d’Italia, gli giovano a mettere in evidenza le leggi che governano