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CAPO III. 49

storia nel suo celebrato libro delle Origini: perchè con istudio d’antichi monumenti diede opera a cercare donde avesse tratto il nascimento ciascuna città d’Italia1: ed alla sua diligenza son dovute in effetto buona parte delle notizie più rilevanti, che possono ancora riferirsi con faccia di vero intorno le più antiche vicende dei popoli italiani. Non ostante ciò il sagace Censore sprezzante le millanterie de’ Greci, non potè sottrarsi pienamente al genio de’ suoi tempi: onde narra Plutarco2, e lo confermano i latini scrittori3, come avesse egli stesso abbellito le Origini con opinioni, esempi e storie tolte dai libri greci. Il dottissimo de’ Romani, Varrone, non ebbe certo il buon senso di Catone. Poco abbiamo di suo circa l’antica storia italica; ma i suoi frammenti medesimi storici e filologici mostrano assai chiaramente, che il di lui vantato o smisurato sapere non era infatti se non se una volgare e languida imitazione delle lettere attiche. Per questi grandi esempi di chi signoreggiava la letteratura romana, s’afforzò più maggiormente lo studio

  1. Unde quæque civitas orta sit Italica. Corn. Nepot. Cato. 3.
  2. Cato maj
  3. Catonem nostras quoque historias, et romana nomina, Græcorum fabulis aggregare. Tacit. de causa corr. n. 3. Che l’autore delle Origini, C. Sempronio, ed altri molti annalisti avessero seguito a un modo le narrative dei Greci, lo dice pure a chiare note Dionisio: ἑλληνικῶν τε μύθω χρησάμενοι. I. ii.