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56 CAPO III.

mani imponeva a ciascuno di cautamente rispettare. Per esser venuti più tardi compete a noi giustamente d’esaminare ogni fatto, anziché di credere: ed a buon dritto possiamo dire, che la venuta d’Ercole e d’Enea in Italia sono favole, senza aver timore dell’Areopago, né del Collegio dei pontefici.

Di tal modo, senza discostarci dalle sole valide autorità degli scrittori gravi ed approvati, seguiteremo con sicurtà a posar le storie italiche in sulla ragion critica de’ fatti, piuttosto che sopra qualunque delle meno sicure o fallaci tradizioni ripetute in sull’altrui credulità, ma sanamente riprovate dalle filosofie. Le quali soprattutto c’insegnano veder più addentro nell’istoria umana: nè di limitare con tanta bonarietà alla sola Grecia le indagini, che posson dare a conoscere le origini dell’italica civiltà. Perocchè queste meno incertamente sono da rintracciarsi negli ammaestramenti, che alla nostra gente paesana vennero di più lontano, prima ancora che le razze greche ponessero il piede nella incognita Esperia. Ammaestramenti misteriosi di cui, per buona ventura, ritrovansi non poche sicurissime orme sì ne’ costumi religiosi, come ne’ più antichi monumenti de’ popoli stessi, e massimamente in quelli che ritengono maggior numero di simboli orientali, e le usate fogge dell’Egitto1. In questa forza d’autorità che fanno i monumenti figu-

  1. Vedi i monumenti tav. xiv e sqq. (La spiegazione delle tavole si darà nel terzo volume. L’Edit.)