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CAPO III. 55

altri grida con giusto disdegno farsi vergogna dover ricorrere alle tastimonianze de’ Greci nelle cose italiche1 . Ma che? Tutti dicevano bugiarda la Grecia2, e tutti a un modo ne pregiavano le menzogne. Sì tanto, senz’altro studio di cautela, mai non cessavano poeti, eruditi ed istorici, di ricantare le stesse fole, né di tendere per qualunque forma a rinvenire nelle tradizioni elleniche il fondamento delle storie patrie. Vuol la debolezza dell’umana mente che la facoltà del giudizio tardi arrivi alla maturità, così negl’individui, come nelle nazioni: ad ambidue ragione e filosofia son l’ultime a mostrarsi. I fatti straordinari, le origini gloriose, la discendenza degli eroi piacquero sempre: e chi può dire quando dispiaceranno al mondo?

Ma la moderna critica istorica, comechè spesso ristretta nella sapienza del dubbio, ha pur finalmente tolto via quel timido rispetto, che prevaleva ne’ tempi addietro per opinioni scritte e ricopiate da tanti secoli. Nè di poco momento a questi studi si è il vantaggio inestimabile, che tien la nostra generazione, di poter discutere francamente molti punti di storia e di credenza, che la pubblica religione dei Greci e Ro-

  1. Pudet a Græcis Italiæ rationem mutuari. iii. 5.; Mirum est quo procedat Græcas credulitas! Nullum tam impudens mendacium est, ut teste careat. viii. 22.
  2. Et quidquid Græcia mendax audet in historia. Juven. x. 174.; Græcis, historiis plerumque poeticæ similis est licentia. Quintil. ii. 4.