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CAPO VII. 119

parti meridionali, dove tuttavia i nativi paesani Oschi formavano il grosso della popolazione: ma sicuramente i conquistatori v’acquistarono, e vi mantennero gran tempo stabile e prospero dominio, finchè arricchiti e spossati essi stessi dalle delizie campane non lo perderono; prima per oltraggi, poscia per tradimento dei Sanniti.

Che però i Tirreni possessori della Campania sieno da reputarsi con le città loro originalmente Pelasghi anzichè Etruschi, secondo che porterebbe a credere il total sistema d’un moderno scrittore1, ella è opinione sì repugnante all’universale credenza istorica, ed alla testimonianza concorde degli scrittori antichi di maggior peso, che non troverà per avventura facile consentimento. Catone, Polibio, Dionisio, e Strabone medesimo, per tacer di altri, son d’uno stesso avviso: benchè questo ultimo, a se contraddicente, abbia scritto, che Ercolano e Pompeja furono entrambi edificate da Pelasghi e da Tirreni2. Notizia ambigua e dubbiosa, che il geografo riporta transitoriamente affatto. Laddove ella è pur cosa manifesta a tutti, che nelle narrative più veridiche, e specialmente in riguardo all’istoria italica, il cognome di Tirreni vien usato comuncaiente nel senso proprio di Etruschi, piuttosto che di Pelasghi, conforme al

  1. Niebuhr. T. i. p. 47. 74-77.
  2. Strabo v. p, 171. Non si vuol fare gran conto della narrativa di Conone, favoleggiatore, che chiamava i Sarrasti di Nuceria Pelasghi del Peloponneso. Serv. vii. 738.