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118 CAPO VII.

carono altrettante città, tra le quali primeggiava Vulturno, di poi detta Capua1.  Vellejo2, che discute sensatamente qual fosse l’epoca meno dubbia della fondazione di Capua, opponendo al parere dell’autor delle Origini altri scrittori, la pone, per computo di questi medesimi cronologisti, cinquant’anni più alta dell’era romana, o in quel torno. E Nola fu similmente e fermamente etrusca d’origine; siccome lo accerta l’autorità principale di Catone e di Polibio3. Ivi presso, ne’ luoghi tolti agli Opici4, tennero ugualmente i nostri Ercolano e Pompeja: e alquanto più distante Marcina intorno al golfo di Salerno: deliziosa contrada la cui signoria, e lo conferma Plinio, pertenne indubitabilmente ai Toschi5. In questa importante conquista della Campania par di certo che gli Etruschi avessero per ausiliarj e compagni gli Umbri6, che uniti con esso loro nelle imprese s’adoperarono assai, anche in processo di tempo, a’ danni dei Cumani e degli altri Greci di Calcide stanziati nell’Opicia. Di più non sappiamo della condizione, nè della forza del nuovo impero etrusco in queste

  1. Vulturnum Hetruscorum urbem, quæ nunc Capua est. Liv. iv. 37.; Cato ap. Vellej. i. 7.; Polyb. ii. 17.; Strabo v. p. 167.; Plin. III. 5.; Mela ii. 4.; Serv. x. 145.
  2. i. 7.
  3. Cato ap. Vellej. l. c.; Polyb. ii. 17.; Solin. 8 ex Lips. emendat, in Vellej: conditam a Tyrrhenis.
  4. Strabo v. p. 170. 173.
  5. Ager Picentinus fuit Tuscorum. Plin. iii. 5.
  6. Vedi sopra p. 79.