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158 CAPO VII.

nomi onorandi. Pure non cessava per questo l’amore dell’arti, nè degli studi che più s’aveano in pregio. Perchè i nobili, i facoltosi, ed ogni altro favorito della fortuna, nell’ozio della pace usava sue dovizie in temperare o abbellir la vita col diletto e conforto dell’arti leggiadre. Quanto fosse radicato l’affetto a coteste arti, e quanta l’ostentazione e la pompa ne’ grandi, sì palesa chiaramente per la copia innumerabile di monumenti, che ogni dì maggiormente vengono a luce per tutta Etruria. E con più maraviglia ancora nella grande necropoli di Vulci sopra mentovata, donde son tratti fuori a un tempo migliaia di vasi, bronzi, suppellettili e arnesi d’ogni maniera, ivi riposti nel corso di secoli quale onor di sepolcri. Tutte cose più meno di pregio o per la materia o pel lavoro, e che pienamente confermano quali e quanti si fossero gli agi, non meno che l’opulenza dei privati ancor dopo la perduta libertà. Essendo cosa manifesta, per chiunque puol fare paragoni, che buon numero di cotesti monumenti, al par di molte sculture volterrane, furono condotti da etruschi artefici secondo lo stile e le fogge usate nei secoli della dominazione romana. Continovava pur allora nelle città marittime qualche commercio oltremarino, che andò gradatamente mancando, mentrechè le fatiche dell’agricoltore tenevan dovunque aperte inesauste sorgenti di ricchezze. Ma si mutaron tosto, e per sempre, le sorti del cittadino, allora quando caduta in altre mani la proprietà territoriale, necessitato il terrazzano a lavorare come fit-