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CAPO VIII. 171

delle Alpi, sì fattamente ingombre di serraglio nella prima salvatichezza, che senz’altre difese rendean da per se l’accesso dell'Italia superiore quasi impossibile. E ben confermano le memorie istoriche, che la violenta forza e l’urto che posero in tumulto e in movimento generale i popoli dell’interno, si mosse da queste parti di mezzogiorno. Antichissimi in tra gli estranei compariscono gl’Illirici alla costa orientale, e nominatamente i Liburni, se pure dessi non furono anche i primi a mettere là dentro il piede. In qualunque modo la numerosa popolazione illirica, ramo dell’immensa e feconda razza cimmeria, dalle regioni del Caucaso, girando intorno al Ponto Eusino, fosse venuta nella Tracia, e di qua nelle contrade poste tra la Pannonia e il mare Adriatico, il che non attendo a investigare, certissimo è che al principio delle notizie istoriche di questi luoghi tutto quanto il paese sopra il mare, dove il sol nasce, principiando dal fiumicello Arsia, confine dell’Istria, fino alla foce del Drilo, e di colà fino alla Caonia, se non più addentro nell’Epiro, trovavasi a un pari occupato da nazioni illiriche ferocissime1: la cui inondazione, puossi

  1. Vedi Thunmann, nelle sue Investigazioni intorno la lingua degli Albanesi e dei Valacchi. Parte 1a Lipsia 1774. p. 169-366. — Discendenza degli antichi Illirici, per innanzi abitatori della Tauride e della Tracia, sono ancora nelle alte montagne dell’Albania gli Schipatari odierni, del qual nome s’ignora affatto l’etimologia: e la cui lingua radicalmente differisce dalla slava, o schiavona, che voglia dirsi. I pochi vocaboli slavi che vi s’incon-