Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/24

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xxii ai cortesi

Duolci nell’animo che l’invida morte ci abbia involato guest’animoso filosofo che, vivendo, avrebbe forse chiarito più largamente le profonde sue idee, e dato al suo sistema quello sviluppo maggiore di cui gli pareva capevole. Chi tuttavia fosse vago di meglio conoscere com’egli ordinasse i suoi raziocinii, da quai fonti ei traesse le archeologiche nozioni, quali lumi recasse a cenni e luoghi d’ antichi autori per dedurne l’origine e il progresso dell’italica civiltà, vegga la non breve sua memoria divisa in tre parti, e inserita ne’ volumi LXIX e LXX della Biblioteca Italiana.

Se non che idee affatto opposte a quelle del Romagnosi ha suscitato nella mente del Rossetti, per rispetto al principio e progresso dell’italica civiltà, l’egregia opera del Micali. Il Rossetti ha per fermo che l’origine delle nazioni sia e debba restar ignota a tutta nostra potenza intellettuale, e presentarlesi qual enigma misterioso il cui scioglimento quanto è più desiderato e tentato, tanto meglio ci si cela e rifugge lontano da ogni nostra percezione. La ragione e l’esperienza, dice egli, evidentissimamente ci mostrano che l’uomo si moltiplica, che moltiplicandosi si consocia, che