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CAPO VIII. 183

tune non vendicarono aspramente su gli stessi Greci le ingiurie ricevute dai loro antichi.

Or la popolazione che dopo i primi troiani, e ne’ due primi secoli dell’era romana, occupava il mezzodì dell’Italia, trovavasi divisa e distinta in due corpi principali: le genti paesane di stirpe e lingua osca, che avean dominio nelle montagne; e le colonie greche poste al mare, la cui fondazione era recente, e in istato d’incremento. Queste ultime disseminate per la costa formavano, come una zona dintorno agli indigeni fortificati nell’alto Appennino, e ne’ monti minori che diramano da quello. Ivi traevano loro vita pastorale e guerriera, duri di costumi, semplici e materiali; mentre che i Greci con ogni loro studio andavan avanzando in questa terra la propria civiltà ellenica, che dovea ingentilire il mondo. E non per tanto dallo stipite di quegli stessi popoli Osci, agresti sì, ma di forte petto, e non digiuni d’acconci precetti di morale, di ordine e di subordinazione alla legge, nè privi cerio di buona parte d’umanità, nacquero le nazioni che sopra tutte l’altre italiche si segnalarono maggiormente per virtù pubbliche, e per inestinguibile amore della indipendenza. I Sabini, gli Ernici, gli Equi, i Marsi, i Volsci, i Sanniti, i Lucani, ed i loro vicini e congiunti, tutti popoli delle montagne, ed a un pari originati e cresciuti del sangue degli Osci, se cedevano ai Greci italici in vivo e prestante ingegno, gli eguagliavano almeno, se non gli superavano, nella ferma stabilità dell’animo, nel va-