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CAPO VIII. 187

grammatici latini grecizzanti appropriarono uno stesso schifo dettato alla voce di osco: ancorchè altri la tenessero quasi significatrice di sacro1. Gli epici bensì, promulgatori veri della fama, non cessavano di lodare sì l’antica potenza, sì la virtù militare degli Osci2. E non il nome soltanto, ma la lingua e gli usi e riti loro paterni, che avremo spesse volte occasion di rammentare, appaiono pur sempre nelle carte vetuste quali importanti vestigi delle nostre prime antichità italiane: essendo certo che fino dal tempo in cui il fecondo seme degli Osci diè l’essere alle generazioni degli Umbri, Sabini, Piceni, Sanniti, ed altri popoli congiunti, andava di luogo in luogo mancando il nome originale de’ padri. Vedremo inoltre al suo luogo come la favella osca, dilatatasi per l’Italia meridionale, sopravvisse lungamente alla distruzione del popolo, ed ebbe ancora per naturale affinità grandissima parte nell’antico latino.


    dettate in istile rozzo e impulito, in Professorib. 22. Cf. Amalthea T. iii. p. 276.

  1. Festus. v. Oscum.
  2. Virgil. vii. 728-730.; Sil. viii. 526-529.